l disturbo d’ansia generalizzata (GAD) è un disturbo d’ansia ed è caratterizzato dalla presenza di sintomi ansiosi (sia psichici che fisici) che non sono legati ad una causa specifica ma sono appunto “generalizzati”. L'ansia generalizzata si manifesta senza un apparente motivo, anche da un giorno all'altro ma non passa nel tempo a venire, anzi, diventa uno stato d'animo cronico. Tutto diventa fonte di preoccupazione. Gli individui con GAD riferiscono generalmente sensazioni di ansia o apprensione che trovano riscontro in un’incapacità generale di rilassarsi. L’ansia e la preoccupazione sono associate con almeno tre dei sintomi seguenti: irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno. Raramente si verificano episodi di ansia estrema, come nel caso del Disturbo di Panico, ma l’individuo tende ad essere costantemente in allerta, a preoccuparsi eccessivamente per qualsiasi cosa, evidenziando nel tempo una riduzione significativa della qualità di vita. La persona “non sa perché”: sa solo che non può fare a meno di essere in ansia per tutto e qualsiasi evento, anche lieve, la spaventa al punto da non riuscire a mettere in atto rimedi protettivi o a ricondurre i propri pensieri ad una visione più oggettiva della realtà. Caratteristica fondamentale è quindi che la preoccupazione è eccessiva rispetto all’evento temuto, è inoltre pervasiva e difficilmente controllabile dal soggetto. Caratteristica cognitiva del GAD è quindi il rimuginio. Il rimuginio è inteso come una catena di pensieri negativi, in forma preminentemente verbale, nei quali il soggetto si concentra sulla natura incontrollabile della preoccupazione e sul suo possibile ruolo nell’evitare gli esiti negativi degli eventi temuti.

Il contenuto di tali preoccupazioni si estende solitamente a diverse aree tematiche, quali la famiglia (timore che possa accadere qualcosa di brutto ai propri famigliari), il denaro (paura di finire in rovina, di non essere in grado di aiutare i propri figli, di venire derubati), il lavoro (timore di perdere il lavoro o di avere problemi nel contesto lavorativo), la salute (paura di ammalarsi o che si ammalino persone care).

L'umore è tendenzialmente triste perché c'è quel sentimento frustrante che toglie energia e perché la preoccupazione e lo spavento indifferenziati e ingiustificati portano al blocco ideativo; quindi è la paura e non la perdita di interesse (come del caso della depressione) a mobilitare ogni investimento. La persona si sente, in un qualunque momento della giornata o della notte, sopraffatta improvvisamente da pensieri che appaiono troppo grossi da affrontare, perché caricati da un'ansia divenuta ormai ingestibile. Anche ansie e preoccupazioni legittime diventato insormontabili e fonte di immobilismo. Tutto appare gigantesco, al di là delle proprie possibilità e pure all'improvviso in momenti di calma arriva un restringimento alla gola che rende vulnerabile a tutto. Con il tempo l’ansia e le preoccupazioni costanti possono contribuire a determinare un senso di eccessiva stanchezza, cefalea tensiva, disturbi epigastrici e insonnia o facilitare l’insorgere di un vero e proprio episodio depressivo.

La cura del GAD prevede, in alcuni casi, la terapia psicofarmacologica, con l’utilizzo prevalente di antidepressivi serotoninergici associati a un tranquillante generico e, se necessario, a un ipnoinducente per garantire un riposo regolare. Fondamentale è un supporto psicoterapico di tipo cognitivo-comportamentale, considerato dalla letteratura internazionale come il più efficace nella terapia di tutti i disturbi d’ansia, e l’insegnamento di strategie e tecniche specifiche per il rilassamento. Ottimi risultati ha prodotto, secondo numerosi studi, l’apprendimento di una qualche forma di meditazione, per esempio la mindfulness. La terapia cognitiva, partendo dal presupposto che le interpretazioni catastrofiche delle preoccupazioni sono la caratteristica distintiva del disturbo d’ansia generalizzato, ha come intento quello di reinterpretare le idee, le convinzioni e le aspettative sbagliate e irrealistiche del paziente. L’obiettivo iniziale del trattamento è quello di rendere consapevole il soggetto circa il tipo di pensieri controproducenti che genera costantemente e rendere più concrete le preoccupazioni che altrimenti resterebbero confuse e astratte. Gli obiettivi terapeutici consistono nello sfidare e confutare i pensieri disfunzionali ogni volta che si presentano stimoli in grado di scatenarli, promuovere strategie positive e adattative di controllo del rimuginio, accettare i normali rischi che caratterizzano la vita di ognuno di noi e tollerare l’incertezza.

Letture consigliate:

Giampaolo Perna, Ansia: come uscire dalla gabbia e riprendersi la vita, edizioni Piemme

Gawin Andrews et al, Disturbo d’Ansia Generalizzato: manuale per chi soffre del disturbo, Centro Scientifico Editore