A chi di voi non è mai capitato di avere qualche amico o conoscente che preferisce evitare gli ascensori anche per andare ai piani alti di un edificio, o che ha paura dei tuoni durante un temporale, o semplicemente di imbattersi in qualche passante che osserva terrorizzato il vostro cagnolino cambiando rapidamente marciapiede? E che dire magari dei vostri figli piccoli che non ne vogliono sapere di spegnere la luce della loro cameretta e vi costringono a rimanere accanto a loro finché non si sono addormentati? Tutti questi sono comuni esempi di comportamenti fobici. Il termine fobia deriva dal greco φόβος, phóbos, ovvero "panico, paura" e indica un'irrazionale, intensa e persistente paura o repulsione nei confronti di un elemento specifico (oggetto, situazione, animale, luogo, ecc). Si tratta di un processo che si instaura nella persona facendole provare stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto diffusi comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo. Quello della fobia specifica è un disturbo che presenta sintomi ben definiti, mentre lo stimolo fobico varia molto da persona a persona: molte fobie sono consolidate e comuni, mentre in certi soggetti può instaurarsi una fobia specifica per stimoli molto insoliti come alimenti particolari, tonalità di colore o suoni specifici, il che spesso crea in queste persone una sensazione di vergogna rispetto al loro timore. In particolare, alcune delle fobie più comuni sono: fobia del buio (acluofobia o nictofobia); fobia dell'altezza (acrofobia); fobia degli animali (cani, insetti, rettili ecc..); fobia degli spazi chiusi (claustrofobia) o aperti (agorafobia); fobia dell'acqua (idrofobia); fobia di sangue e ferite (ematofobia), fobia dei tuoni (brontofobia). La gamma delle fobie tuttavia è pressoché infinita. All’origine delle fobie specifiche possono venir identificati specifici eventi traumatici, oppure il fatto che la persona ha assistito ad un evento traumatico, oppure che ha esperito un attacco di panico in una situazione specifica, oppure che è stata esposta alla trasmissione di informazioni ansiogene; In molti altri casi viceversa non si identifica il «motivo» originario. In ogni caso, qualsiasi sia lo stimolo fobico, la fobia specifica presenta sempre le stesse dinamiche:

  • è particolarmente intensa: l'individuo in presenza dell'oggetto della sua paura può provare aumento del battito cardiaco, sudorazione, tremore, mancanza d'aria, tensione muscolare, nodo allo stomaco e nausea, impulso a scappare, paura che possa accadere qualcosa di grave ecc.;
  • induce ad evitare attivamente la situazione di cui si ha paura: il fobico non si avvicina all'oggetto temuto, oppure fugge via, oppure ancora cerca di distrarsi pensando ad altro o parlando con qualcuno, o di "calmarsi" assumendo alcol o tranquillanti, ecc.
  • appare ad altri come insensata e irrazionale: spesso le altre persone considerano tali paure come infantili e immotivate, mentre chi le vive, pur consapevole di questo, continua ad averne paura suo malgrado.

Nei bambini, la paura o l’ansia possono essere espresse da pianto, scoppi di collera, immobilizzazione (freezing), o aggrappamento (clinging). Nei bambini vi è una frequente remissione spontanea, ma occorre un’attenta valutazione per comprendere la gravità della fobia. Non si assiste invece frequentemente ad una remissione spontanea negli adulti.

L'approccio della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale è considerato in assoluto l'intervento migliore in quanto a brevità ed efficacia del trattamento per le fobie specifiche. Il fulcro dell'intervento è rappresentato dalla Desensibilizzazione Sistematica di J. Wolpe e dalla relativa esposizione graduale alle situazioni temute. Il razionale alla base di tale tecnica è il principio del controcondizionamento: in pratica, la valenza di uno stimolo viene modificata mediante la sua ripetuta associazione ad uno stimolo di valenza diversa. Nello specifico:

stimolo avversivo + stimolo positivo = valenza neutra o mediamente positiva

Stimolo ansiogeno + stimolo antagonista all’ansia = indebolimento del legame tra stimolo e ansia (inibizione reciproca)

Terapeuta e paziente progettano insieme una gerarchia di situazioni temute, dalla meno alla più paurosa, che vengono affrontate con gradualità, nella realtà o nell'immaginazione. Per aiutare il paziente ad affrontare le situazioni temute vengono inoltre insegnate tecniche di controllo dell'ansia (ad esempio tecniche di rilassamento e specifiche modalità di respirazione) e vengono modificati, mediante interventi di ristrutturazione cognitiva, alcuni convincimenti associati alle situazioni fobiche ed agli evitamenti (ad esempio, “se rimarrò chiuso nell’ascensore sicuramente soffocherò”). Rimanendo nel caso di una persona che ha una fobia specifica per l’ascensore, il terapeuta concorda con lei una serie di stimoli a intensità crescente. Si passa dal guardare una foto di un ascensore, al vedere un video di persone che lo utilizzano, per poi andare con il terapeuta vicino a un ascensore aperto, entrare insieme a lui nell’ascensore tenendo la porta aperta, infine fare qualche piano insieme a lui e usarlo da soli. Tutti questi passi sono rigorosamente graduali e non si passa a quello successivo se il paziente non giudica di essere a suo completo agio in quello attuale.

Letture consigliate:

Giampaolo Perna, Fobie, Piemme Edizioni