Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti, le ossessioni appunto, le quali innescano ansia/disgusto e “obbligano” la persona ad attuare azioni ripetitive materiali o mentali per tranquillizzarsi (le cosiddette compulsioni). Talvolta le ossessioni vengono dette anche erroneamente manie o fissazioni. Le ossessioni sono percepite come incontrollabili da chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e solitamente giudicate come infondate o eccessive.

Le ossessioni del disturbo ossessivo-compulsivo attivano emozioni sgradevoli e molto intense, quali sopratutto ansia, disgusto e senso di colpa. Di conseguenza, sentono il bisogno di fare il possibile per rassicurarsi e gestire il proprio disagio emotivo. Le compulsioni tipiche del DOC sono comportamenti ripetitivi (come controllare, lavare/lavarsi, ordinare, ecc.) o azioni mentali (pregare, ripetere formule, contare) finalizzati a contenere il disagio emotivo provocato dai pensieri e dagli impulsi che caratterizzano le ossessioni sopra descritte. Le compulsioni diventano facilmente rigide regole di comportamento e sono decisamente eccessive, talvolta bizzarre agli occhi degli osservatori. Una compulsione è intenzionale: sebbene, infatti, possa diventare abituale o automatica, è un comportamento volontario messo in atto deliberatamente. Le compulsioni sono ripetute più volte nel corso della giornata e spesso sono sempre uguali a loro stesse o seguono delle precise regole, tanto da essere definite anche cerimoniali o rituali. Tuttavia le compulsioni non eliminano le ossessioni, che possono aumentare o ripresentarsi nel tempo. Inoltre le compulsioni possono diventare molto debilitanti, impegnare molto tempo e costituire esse stesse un problema. La persona con disturbo ossessivo-compulsivo può iniziare a evitare tutte le situazioni associabili alle ossessioni e limitare notevolmente la propria vita sociale o lavorativa.

Il DOC colpisce dal 2 al 3% delle persone nell’arco di una vita, indipendentemente dal sesso. Può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. In molti casi i primi sintomi si manifestano molto precocemente, nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni (il 15% dei soggetti ricorda un esordio intorno ai 10 anni). Se il DOC non viene adeguatamente curato, tende a cronicizzare e ad aggravarsi nel tempo. Solo il 20% dei casi guarisce spontaneamente.

Non sono ancora state identificate con certezza le cause, organiche o ambientali, del DOC. È per questo che, piuttosto che di cause, si preferisce parlare di “fattori di rischio”, cioè elementi che aumentano la probabilità che il DOC si manifesti. Tra questi, si annoverano la storia familiare (avere un familiare stretto che soffre di disturbo ossessivo compulsivo), eventi di vita traumatici o estremamente stressanti e la presenza di altri disturbi mentali o di abuso di sostanze. Anche una forte rigidità morale, di frequente frutto di una educazione particolarmente severa, con grande attenzione alle regole e con punizioni sproporzionate e/o difficilmente prevedibili, è un elemento che generalmente si trova nella storia delle persone che soffrono del disturbo ossessivo compulsivo. È quindi un disturbo suscettibile ad eventi di vita. Dal punto di vista neurobiologico, sono state identificate nei pazienti affetti da DOC alcune anomalie di aree specifiche del sistema nervoso centrale, ad esempio un’iperattività eccessiva del nucleo caudato, fondamentale nella gestione delle abitudini e dei comportamenti. Da alcuni anni è stata proposta una teoria (Paradisis et al., 2015, Aardema et al., 2003, 2007) per spiegare perché i pazienti con DOC dubitano, ad esempio, che la porta di casa sia chiusa nonostante la vedano chiusa e nonostante possano toccar con mano che è chiusa. Secondo questa teoria ciò dipenderebbe da una disfunzione cognitiva: l’inferential confusion, ovvero una forma di elaborazione delle informazioni caratterizzata da sfiducia nei confronti delle informazioni che provengono dai propri sensi, come la vista e il tatto, e un eccesso di fiducia nelle possibilità che il paziente considera o immagina. Secondo questa teoria il paziente ossessivo continua a sospettare che la porta di casa non sia chiusa, nonostante veda e tocchi con mano che è chiusa, perché si affiderebbe di più a delle possibilità astratte che immagina, ‘potrei non avere girato del tutto la chiave‘, che alle informazioni provenienti direttamente dai sensi: vedere e toccare la porta chiusa.

I sintomi del DOC sono molto eterogenei, ma nella pratica solitamente se ne distinguono alcune tipologie. Alcuni pazienti possono avere più di un tipo di disturbo contemporaneamente o in momenti diversi della propria vita.

Contaminazione: I sintomi sono ossessioni e compulsioni connesse a improbabili (o irrealistici) contagi o contaminazioni. Sostanze “contaminanti” diventano spesso non solo lo sporco oggettivo, ma anche urine, feci, sangue e siringhe, carne cruda, persone malate, genitali, sudore, e persino saponi, solventi e detersivi, contenenti sostanze chimiche potenzialmente “dannose”. Talvolta le sensazioni di sporco sono innescate anche solo da pensieri immorali o ricordi di eventi traumatici, senza alcun contatto con agenti contaminanti. In questo caso si parla di contaminazione mentale. Se la persona entra in contatto con uno degli agenti “contaminanti”, o comunque avverte una sensazione di sporco, mette in atto una serie di compulsioni (rituali) di lavaggio, pulizia, sterilizzazione o disinfezione. Ciò allo scopo di neutralizzare l’azione dei germi e a tranquillizzarsi rispetto alla possibilità di contagio o a liberarsi dalla sensazione di sporco e disgusto.

Controllo: I sintomi sono ossessioni e compulsioni implicanti controlli protratti e ripetuti senza necessità, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti. Le persone che ne soffrono tendono a controllare e ricontrollare. Ciò per essere sicuri di aver fatto il possibile per prevenire qualunque possibile catastrofe. Talvolta per tranquillizzarsi riguardo al dubbio ossessivo di aver fatto qualcosa di male e non ricordarlo. All’interno di questa categoria vi sono sintomi quali controllare di: aver chiuso le porte e le finestre di casa, le portiere della macchina, il rubinetto del gas e dell’acqua, la saracinesca del garage o l’armadietto dei medicinali. Ma anche di aver spento fornelli elettrici o altri elettrodomestici, le luci in ogni stanza di casa o i fari della macchina. Oppure di non aver perso cose personali lasciandole cadere o di non aver investito involontariamente qualcuno con la macchina.

Ossessioni pure: I sintomi sono pensieri o, più spesso, immagini relative a scene in cui la persona attua comportamenti indesiderati e inaccettabili. Questi sono privi di senso, pericolosi o socialmente sconvenienti (aggredire qualcuno, avere rapporti omosessuali o pedofilici, tradire il partner, bestemmiare, compiere azioni blasfeme, offendere persone care, ecc.). Queste persone non hanno né rituali mentali né compulsioni, ma soltanto pensieri ossessivi. Ciononostante mettono in atto strategie per tranquillizzarsi. Ad esempio ripassano mentalmente il passato per assicurarsi di non aver fatto certe cose. Oppure monitorano costantemente le sensazioni che provano e si sforzano di contrastare pensieri e impulsi sgraditi.

Ossessioni superstiziose: Si tratta di un pensiero superstizioso portato all’eccesso. Il soggetto è dominato da regole per cui deve fare o non fare determinate cose, pronunciare o non pronunciare alcune parole, vedere o non vedere certe cose (es. carri funebri, cimiteri, manifesti mortuari), certi numeri o certi colori, ecc. contare o non contare un numero preciso di volte degli oggetti, ripetere o non ripetere particolari azioni il “giusto” numero di volte. Tutto ciò perché violare le regole potrebbe essere determinante per l’esito degli eventi e far accadere cose negative a sé o ad altri. Tale effetto può essere scongiurato soltanto ripetendo l’atto (es. cancellando e riscrivendo la stessa parola, pensando a cose positive) o facendo qualche altro rituale “anti-iella”.

Ordine e simmetria: Chi ne soffre non tollera assolutamente che gli oggetti siano posti in modo anche minimamente disordinato o asimmetrico. Ciò gli procura una sgradevole sensazione di mancanza di armonia e di logicità. Libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, cd, abiti nell’armadio, piatti, pentole, tazzine, devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una sequenza logica (es. dimensione, colore, ecc.). Quando ciò non avviene queste persone passano ore del loro tempo a riordinare ed allineare questi oggetti, fino a sentirsi completamente tranquilli e soddisfatti.

Accumulo/accaparramento: E’ un tipo di ossessione piuttosto rara che caratterizza coloro che tendono a conservare ed accumulare (e talvolta perfino a raccogliere per strada) oggetti insignificanti e inservibili (riviste e giornali vecchi, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, asciugamani di carta usati, confezioni di alimenti), per la enorme difficoltà che hanno a gettarli. Oggigiorno questa problematica viene considerata distinta dal vero e proprio DOC e prende il nome di disturbo da accumulo (hoarding disorder).

La cura farmacologica del disturbo ossessivo compulsivo è stata caratterizzata storicamente dall’impiego dell’antidepressivo triciclico Clomipramina (Anafranil). Recentemente, si è largamente diffuso l’impiego degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) i quali, ad una sostanziale equivalenza terapeutica dimostrata da vari studi, associano minori effetti collaterali. In ogni caso, secondo le linee guida internazionali, alla terapia farmacologica va sempre affiancato un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale, intervento di prima scelta per la cura del disturbo ossessivo compulsivo. Tale terapia si serve di:

  • Interventi psicoeducativi: al paziente vengono fornite nuove modalità di lettura di pensieri e stati d’animo.
  • Tecniche di esposizione: si stabiliscono con il paziente graduali step per affrontare l’evento o la situazione temuti, in modo da confrontarsi con le paure temute in diversi contesti, solitamente da quello meno fastidioso al più spaventoso. Perché la tecnica dell’esposizione sia più efficace per la cura del disturbo ossessivo compulsivo è necessario che sia affiancata alla tecnica di prevenzione della risposta. Vengono sospesi, o inizialmente almeno rimandati, gli abituali comportamenti ritualistici che seguono alla comparsa dell’ossessione.
  • Eliminazione dei comportamenti di controllo: a volte talmente abituali da risultare automatici, i comportamenti di controllo sono tutte le azioni messe in atto per prevenire l’evento temuto (evitare di andare in certi luoghi, di trovarsi in determinate situazioni, ecc). Spesso sono proprio i costi che le strategie di controllo implicano a convincere la persona del bisogno di aiuto.
  • Ristrutturazione cognitiva: si identificano e discutono i pensieri che mantengono la sintomatologia ansiosa, ad esempio le convinzioni di pericolo o la tendenza a catastrofizzare un evento spiacevole. La psicoterapia cognitiva mira alla cura del DOC attraverso la modificazione di alcuni processi di pensiero automatici e disfunzionali. In particolare, agisce sull’eccessivo senso di responsabilità, sull’eccessiva importanza attribuita ai pensieri, sulla sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri e sulla sovrastima della pericolosità dell’ansia, che costituiscono le principali distorsioni cognitive dei pazienti con DOC.


Letture consigliate:

Gabriele Melli, Vincere le Ossessioni, edizioni Erickson

Filmografia Consigliata:

Qualcosa è cambiato (1997)

The Aviator (2004)

Toc Toc (2017)