“Dottore, il problema è che non riesco più ad andare avanti. Tre mesi fa ho ottenuto una promozione sul lavoro che mi ha comportato nuove mansioni e maggiori responsabilità. All’inizio ero contento, ma di lì a poco ho iniziato a non stare bene, mi sembra tutto più difficile, ho sempre paura di sbagliare qualcosa, mi alzo la mattina con una forte ansia e farei di tutto per non andare al lavoro. Anche quando torno a casa non riesco a staccare, crollo sul divano sfinito e già mi preoccupo per il giorno dopo. Non ho più voglia di fare niente, non esco più di casa se non per andare al lavoro e mi sembra di trascurare anche la mia famiglia”

Chi parla è Giorgio, 42 anni, giunto in studio su suggerimento della moglie, preoccupata dal perdurare del suo disagio. È una situazione abbastanza frequente: molti uomini sono restii a chiedere aiuto e sono dunque le donne a loro vicine a spingerli a rivolgersi a uno specialista. Giorgio presenta i sintomi caratteristici di un Disturbo dell’Adattamento, una sindrome caratterizzata da un sovraccarico di stress legato ad alcuni cambiamenti significativi della sua vita. La sua percezione è di non avere le risorse necessarie per far fronte alle rinnovate richieste dell’ambiente, andando così incontro al fallimento e alla delusione di colleghi e famigliari. Tale discrepanza è all’origine dell’ansia e del conseguente umore depresso, sintomi che, data l’intensità e la pervasività, provocano una notevole compromissione del normale funzionamento lavorativo e sociale e che, per tale motivo, non vanno sottovalutati ma affrontati tempestivamente per evitare che possano sfociare in un vero e proprio episodio depressivo. Occorre sottolineare che alcuni cambiamenti (promozione lavorativa, matrimonio, nascita di un figlio, ecc) anche se vengono considerati di per sé eventi lieti, non sono tuttavia privi di un notevole impatto sulla vita di un individuo, sia sotto l’aspetto pratico che emotivo. Esse richiedono infatti la riorganizzazione delle proprie abitudini, l’acquisizione di nuove competenze e la mobilitazione di maggiori energie psicofisiche. Quindi può accadere a chiunque di attraversare un periodo difficile a seguito di questi accadimenti: non bisogna provarne colpa o vergogna!

Il consiglio per Giorgio è quello di affrontare le giornate lavorative pianificandole accuratamente: occorre darsi delle priorità e concentrarsi solo su quelle, per non avere l’impressione di venire travolti dalle incombenze; se si presenta un problema occorre affrontarlo lucidamente con una strategia che implica la valutazione delle diverse soluzioni possibili e del rapporto vantaggi/svantaggi di ciascuna di esse. Per gestire l’ansia, oltre ad un’eventuale terapia farmacologica, può essere molto utile imparare una tecnica di rilassamento: ce ne sono diverse, alcune più fisiche altre più immaginative e tutte insegnano ad emettere una risposta antagonista all’ansia. Occorre inoltre che si riappropri gradatamente di tutte quelle attività che ha interrotto e che invece costituiscono un’importante fonte di svago e distensione, non dimenticando di dedicare un po’ di tempo all’esercizio fisico, data l’importanza che riveste per il nostro benessere. Durante l’attività fisica si scarica tensione e si producono endorfine, in pratica degli ansiolitici naturali. Ricordiamoci sempre che non dobbiamo permettere al lavoro di assorbire completamente la nostra vita, impedendoci di dedicare il giusto tempo a noi stessi e ai nostri affetti! In ogni caso, in situazioni come questa, una psicoterapia breve di tipo cognitivo-comportamentale può essere particolarmente indicata.

Letture consigliate:

Christina Berndt, Il segreto della resistenza psichica, edizioni Feltrinelli

Alba Marcoli, Passaggi di Vita, Mondadori