Le prime parole pronunciate da Marco all’inizio del primo colloquio sono state: “Dottore, io mi sento diverso dalle altre persone”. Alla mia richiesta di maggiori spiegazioni ha proseguito dicendo: “ Il fatto è che io non ci riesco proprio a stare con le altre persone…sono troppo timido, ho paura!”.

Infatti, come mi ha spiegato nel proseguire del colloquio, per Marco il problema principale è proprio questo: un’estrema difficoltà nel relazionarsi alle altre persone, coetanei o adulte che siano, soprattutto nelle prime fasi del rapporto, quelle di conoscenza reciproca. Marco soffre di quel particolare Disturbo chiamato Fobia Sociale.

La fobia sociale è classificata, nei manuali diagnostici, tra i disturbi d'ansia. La caratteristica principale di questo disturbo è data, appunto, dalla paura di trovarsi in situazioni sociali o di essere osservati mentre si sta facendo qualcosa, come ad esempio parlare in pubblico o, più semplicemente, parlare con una persona. Nelle situazioni sociali temute, gli individui con fobia sociale sono preoccupati di rimanere o apparire imbarazzati, e soprattutto sono timorosi che gli altri li giudichino ansiosi, deboli, "pazzi", o stupidi. Possono, quindi, temere di parlare in pubblico per la preoccupazione di dimenticare improvvisamente quello che devono dire o per la paura che gli altri notino il tremore delle mani o della voce, oppure possono provare ansia estrema quando conversano con gli altri per la paura di apparire poco chiari. Possono evitare di mangiare, bere o scrivere in pubblico per timore di rimanere imbarazzati dal fatto che gli altri possano vedere le loro mani tremare. Ovviamente queste persone cercano in tutti i modi evitare tali situazioni o, se vi sono costrette, sopportano tali situazioni con un carico di disagio molto elevato. I sintomi ansiosi maggiormente percepiti sono:

• tachicardia

• tremori

• sudorazione eccessiva

• tensione muscolare

• nausea

• secchezza delle fauci

• vampate di calore

• arrossamenti

• mal di testa

Un'altra caratteristica tipica di questo disturbo è una marcata ansia che precede le situazioni temute e che prende il nome di ansia anticipatoria. Così, già prima di affrontare una situazione sociale (per esempio andare ad una festa o andare ad una riunione di lavoro), le persone cominciano a preoccuparsi per tale evento. Può instaurarsi così un circolo vizioso: l'ansia anticipatoria determina un atteggiamento cognitivo timoroso e sintomi ansiosi riguardanti le situazioni temute, il che può portare ad una prestazione realmente scadente o percepita come tale, nelle situazioni temute, cosa che, a sua volta, determina imbarazzo ed aumento dell'ansia anticipatoria per le situazioni temute, instaurando così un circolo vizioso che sia auto-alimenta. Come spesso accade nei disturbi fobici, le persone che provano tale disturbo riconoscono, quando sono lontane dalle situazioni temute, che le loro paure solo assolutamente irragionevoli, eccessive e sciocche, arrivando così a colpevolizzarsi ulteriormente per le loro condotte evitanti. Va considerato che solo da poco tempo è stata data attenzione a questo tipo di disturbo. Le ragioni possono essere diverse, come, ad esempio, il fatto che queste persone non cerchino un trattamento e, spesso, adattino la loro vita al disturbo, oppure il fatto che l'ansia in situazioni pubbliche, per esempio esporre una relazione, sia normalmente presente in tutte le persone e quindi sia considerato normale avere ansia in certe situazioni. La differenza, però, risiede nel fatto che le persone che soffrono di fobia sociale non riescono a calmarsi durante l'esposizione alla situazione fobica, mantenendo un livello ansioso sempre molto elevato. La percentuale di persone che soffrono di tale disturbo è abbastanza vario, ma decisamente elevato nella popolazione generale: in diversi studi tale percentuale varia dal 3% al 5% della popolazione generale.

Tale disturbo sembra esordire normalmente in età adolescenziale o nella prima età adulta.

Solitamente si distinguono due tipi di Fobia Sociale:

semplice, quando la persona teme solo una o poche tipologie di situazioni (per esempio è incapace di parlare in pubblico, ma non ha problemi in altre situazioni sociali come partecipare ad una festa o parlare con uno sconosciuto);

generalizzata, quando invece la persona teme pressoché tutte le situazioni sociali. Nelle forme più gravi, si tende a preferire la diagnosi di Disturbo Evitante di Personalità.

Esistono diverse formulazioni teoriche che cercano di spiegare un disturbo complesso come la Fobia Sociale: le principali spiegazioni sembrano implicare una serie di fattori, come quelli psicologici, ambientali, genetici e biologici. Alcune persone con fobia sociale dichiarano di saper identificare un evento che ha provocato il primo disturbo, ma una relazione di causa effetto non é stata ancora confermata dagli studi.

Prendendo in esame i fattori psicologici possiamo dire che alla base della fobia sociale ci sono due teorie principali: condizionamento diretto, apprendimento osservativo.

Per quel che riguarda il condizionamento diretto, numerosi studi confermano che la risposta di paura è spesso il frutto di esperienze negative o traumatiche. Un certo numero di studi formali di caratteristiche legate all’esordio della fobia sociale prova l’importanza dell’evento traumatico come origine del disturbo. Questo significa che quando qualcuno particolarmente ansioso vive un evento traumatico, ne deriva ansia o fobia sociale, probabilmente anche in funzione della propria costituzione biologica. E’ importante dire che non è necessario che il condizionamento si verifichi come il risultato di un singolo evento traumatico, ma anche una serie di piccoli episodi condizionanti si possono combinare per generare una risposta di paura. Come nel caso di chi evita di scrivere in pubblico per timore che gli altri possano vedere il tremore delle loro mani, chi ha paura di parlare in pubblico per la preoccupazione che gli altri notino il tremore della loro voce, o l’arrossarsi della pelle. Può essere accaduto un qualsiasi evento di questo tipo per poi sentirsi in imbarazzo in tutte le situazioni sociali future, quindi ci sarà una tendenza da parte della persona ad evitare le occasioni sociali.

L’apprendimento osservativo fa riferimento al fatto che il guardare un’altra persona subire l’evento traumatico può portare alla comparsa di una fobia sociale in chi osserva. Molti di coloro che soffrono di fobia sociale hanno genitori o parenti stretti che risentono dello stesso disturbo e si può ipotizzare che l’apprendimento osservativo concorra, tanto quanto i fattori genetici, alla maggiore prevalenza della fobia sociale tra parenti. In questi casi il bambino viene privato di occasioni concrete per imparare alcune abilità sociali di base, come per esempio parlare senza vergognarsi. A tal proposito, per alcuni genitori infondere il senso di vergogna può essere una modalità educativa, questo può accadere quando certi argomenti sono vissuti con imbarazzo dai genitori. L’impatto che può avere l’ambiente familiare, è stato dimostrato da diversi studiosi ed è emerso che i comportamenti giudicanti e quelli protettivi dei genitori, possono servire a mantenere condotte di evitamento nei bambini ansiosi, questo suggerisce che il comportamento dei genitori giochi un ruolo importante nella manifestazione delle fobie sociali.

Da quanto sopra riportato è evidente come le esperienze adolescenziali ed infantili possono produrre le basi per sviluppare il disturbo in età adulta.

Secondo il modello cognitivista l'essere umano elabora ciò che gli accade attraverso i propri schemi mentali, costruitisi attraverso le proprie esperienze. Tali schemi mentali sono costituiti da pensieri, emozioni, sensazioni. In un certo senso gli schemi mentali diventano "le lenti attraverso le quali ognuno di noi vede il proprio mondo".

Secondo tale modello, quindi, schemi che presentano delle distorsioni rendono distorta la visione del mondo. In generale le persone che soffrono di tale disturbo sembrano presentare questo tipo di caratteristiche:

• una sopravvalutazione degli aspetti negativi del proprio comportamento;

• la paura del giudizio negativo;

• standard di performance elevati;

• la sensazione di poter perdere il controllo;

• la sensazione di essere sempre al centro dell'attenzione.

La psicoterapia è riconosciuta come una trattamento fondamentale per la fobia sociale. Come per gli altri disturbi ansiosi, la psicoterapia cognitivo comportamentale si è dimostrata la più efficace nel trattare questo tipo di disturbo. Il percorso psicoterapico mira a modificare gli schemi di pensiero disfunzionali del paziente, parallelamente all'insegnamento di abilità per gestire al meglio le situazioni sociali e rinforzare l’autostima. Tali abilità prevedono, solitamente, sia tecniche (come i training di rilassamento) per la gestione dell'ansia sia tecniche per la gestione dell'interazione verbale. Queste ultime, che generalmente prendono il nome di training d'assertività, prevedono l'insegnamento di modalità per gestire le conversazioni, fare richieste ed esprimere i propri bisogni, imparare a dire di no quando se ne ha l'intenzione, gestire le critiche che vengono rivolte. Tutto questo facendo attenzione sia agli aspetti verbali che non verbali della comunicazione.

Letture consigliate:

Laura Bislenghi & Nicola Marsigli, Il timore degli altri, Ecomind

John R. Marshal, La paura degli altri, TEA

Filmografia consigliata:

Nerve (2011)